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Bari, ripartono i lavori nel cantiere di San Marcello. La Sovrintendenza: “Nessun sito di interesse archeologico”

Pubblicato da: redazione | Mer, 6 Dicembre 2017 - 13:00

Gli ipogei rinvenuti durante gli scavi per il piano di riqualificazione di San Marcello non rappresentano siti di interesse archeologico. Ad assicurarlo la Sovrintendenza dopo una serie di verifiche.

 

Le indagini

Nelle scorse settimane la Soprintendenza Archeologia Belle Arti Paesaggio per la Città Metropolitana di Bari, d’intesa con il Comune di Bari e la direzione lavori in capo all’impresa De Bartolomeo, esecutrice del PIRP, ha prima eseguito una verifica diretta dei luoghi a cura dei propri funzionari (lo scorso 9 novembre) e successivamente (a partire dal 15 novembre) ha predisposto una serie di verifiche archeologiche preliminari ad ogni successiva forma di utilizzo dell’area, a seguito del ritrovamento di tracce di un possibile ambiente ipogeo sul fronte del cantiere e su segnalazione del nucleo dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio culturale.
Gli archeologi incaricati, individuati sulla base di un idoneo curriculum formativo e professionale, hanno proceduto con la direzione della Soprintendenza alla verifica delle sezioni di scavo per l’individuazione di emergenze, strutture o stratigrafie archeologiche. Tali attività hanno consentito di identificare e delimitare una cava di calcarenite a cielo aperto, con pareti alte circa 2 metri dal piano di campagna. Lungo le sezioni della cava risultano, infatti, evidenti i segni della cavatura di blocchi di forma squadrata e alcuni segni che ricalcano il lavoro degli strumenti impiegati. La “tufara”, che sulla base degli elementi reperiti può essere datata ai primi decenni del XX secolo, è stata interrata negli anni ’60: l’area è stata utilizzata successivamente per altri servizi, come il campo sportivo e la sistemazione di alcuni manufatti prefabbricati ad uso scolastico. Al momento, quindi, l’unico elemento di particolare evidenza è dato da una fossa rettangolare di 2,57 x 1,50 metri (orientata in senso nord/sud) ricavata a gradoni nel banco roccioso, che rappresenta il risultato di opere di saggio per le attività di cava finalizzate a valutare le potenzialità estrattive.
Una cavità artificiale a pianta quadrangolare di 4 x 2, 80 metri e l’altezza di 2.50 metri, che viene definita ipogeo, si apre invece lungo una delle sezioni della cava, vicino la fossa rettangolare. Le indagini archeologiche stratigrafiche hanno consentito di mettere la struttura in relazione con le fasi d’uso della cava stessa, dato che le pareti interne del vano rivelano tracce evidenti di attività estrattive e lasciano intendere che l’ambiente veniva utilizzato come vano di servizio della cava, adibito a ricovero degli attrezzi.

I risultati

“Allo stato attuale delle verifiche e delle indagini effettuate – dichiara il soprintendente Luigi La Rocca – non si rilevano elementi tali da poter ritenere il sito di interesse archeologico ai sensi del D.Lgs 42/04. Inoltre, ai fini della verifica di possibili emergenze di interesse che potrebbero sopravvenire nella prosecuzione dei lavori di scavo nel cantiere, la Soprintendenza ha comunque prescritto all’impresa esecutrice dei lavori l’assistenza archeologica continuativa a cura degli archeologi già incaricati. Sarà oggetto di successiva valutazione, d’intesa con il Comune di Bari, la possibilità di mantenere traccia delle attività di cava nell’ambito di spazi destinati alla sede degli uffici comunali, sulla base di ipotesi progettuali da verificare anche con l’impresa esecutrice”.
“Il P.I.R.P. – evidenzia l’assessore ai Lavori pubblici Giuseppe Galasso – è finalizzato alla rigenerazione urbana di un vasto comprensorio, quello di “San Marcello”, mediante un insieme sistematico di interventi pubblici e privati tra loro coordinati, tutti recentemente sbloccati dall’amministrazione comunale, dando così seguito a un’importante riqualificazione dell’intera area. Tranquillizziamo tutti sulla prosecuzione di questi lavori, in considerazione della non rilevanza archeologica dei rinvenimenti di una tufara emersa durante le operazioni di scavo. Pur tuttavia valuteremo la possibilità di conservare evidenza degli stessi all’interno degli spazi pubblici al piano terra dei nuovi uffici comunali, compatibilmente con le specificità del progetto e l’effettivo livello di interesse complessivo che la cava di calcarenite nel suo insieme evidenzierà, una volta terminate le operazioni di scavo, tuttora in corso con l’assistenza archeologica continuativa in cantiere”.

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