Ventisette anni fa Bari fu protagonista del più grande sbarco di migranti mai giunto in Italia con un’unica nave. Quella nave si chiamava Vlora ed era partita il 7 agosto dal porto di Durazzo. Di ritorno da Cuba, carica di zucchero di canna, durante le operazioni di sbarco fu assalita da 20mila albanesi che costrinsero il comandante Halim Milaqi a salpare per l’Italia.
Fausto aveva 19 anni. Oggi fa il fruttivendolo a Carrassi ma 27 anni fa salì anche lui sulla Vlora in cerca di una speranza, di un futuro.
Cosa ricorda di quel giorno?
“Avevo 19 anni quando sono partito dall’Albania e sono venuto qui. Ricordo le condizioni in cui viaggiammo: 20mila in una nave. Eravamo così stretti che potevamo solo stare in piedi all’inizio. Quasi sedici ore di viaggio”.
Poi avete visto Bari
“Fu un’emozione indescrivibile. Eravamo tutti contenti, alcuni cominciarono a calarsi persino dalla nave. Eravamo distrutti, senza acqua, senza cibo, ma contenti”.
Cosa ricorda di quei primi giorni?
“All’inizio ci furono tante difficoltà nella gestione di quell’emergenza. Ci portarono al vecchio stadio Della Vittoria. Io lì rimasi per cinque giorni. Ci davano da mangiare con gli elicotteri perché da terra era impossibile distribuire cibo. Poi dopo una settimana ci proposero di rientrare in Albania dandoci 50mila lire o di salire su un autobus, senza però conoscerne la destinazione in Italia. Io arrivai a Genova ma dopo poco tornai a Bari perché qui avevo dei parenti”.
E qui è iniziata la sua seconda vita
“Esattamente. Qui mi sono sposato e ho avuto due figli. Ho cominciato a lavorare prima in un centro all’ingrosso per la frutta e poi ho deciso di aprimi una attività qui a Carrassi”.
Se succedesse di nuovo, gli italiani sarebbero, secondo lei ugualmente accoglienti?
“Sicuramente non ci sarebbe mai più un flusso dall’Albania. Adesso succede il contrario: molti miei connazionali hanno studiato qui e sono tornati in Albania. Comunque l’animo è cambiato, qui c’è meno lavoro e una nave piena di 20mila persone non verrebbe accolta come 27 anni fa”.