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Bari, la preside del Salvemini contro la riforma dell’esame: “Eliminare la traccia di storia distrugge i fondamenti della nostra cultura umanistica”

Pubblicato da: redazione | Dom, 3 Marzo 2019 - 18:00

«L’eliminazione della traccia di storia fa parte di un grande disegno che va a picconare i fondamentali della nostra cultura umanistica o filosofica e che riguarda non solo la storia ma anche la storia dell’arte. Purtroppo non è una novità». Lo dice all’Adnkronos Tina Gesmundo, dirigente scolastico del liceo Scientifico-Classico Salvemini di Bari, a proposito della decisione del Ministero di eliminare il tema di storia dalle prove scritte dell’esame di maturità. «Sono desolata e un pò basita – aggiunge – rispetto a questo atteggiamento verso la conoscenza storica. Io, come tutti quelli che ragionano in termini di cultura in senso globale. È una deriva alla quale la scuola può mettere riparo», precisa la preside. «Anche se è stata eliminata dalle prove, gli studenti la devono studiare per forza perché, insomma, cittadinanza e Costituzione e anche buona parte della preparazione globale, ad esempio letteraria, passano attraverso la storia».

Alle argomentazioni del ministro che ha precisato come nelle simulazioni fatte nei giorni scorsi gli argomenti storici tornano attraverso la letteratura, la dirigente spiega però che «certo è diverso fare una trattazione di tipo letterario-argomentativo che passi attraverso l’argomentazione dell’evento storico, della critica storica o del confronto tra passato e presente. È una operazione di maquillage negativo – spiega la preside Gesmundo – che sta avvenendo da un pò di tempo. Non riguarda solo la storia. Lo smantellamento è già cominciato nel biennio dove viene fatta passare come geostoria. Solo tre ore, davvero scarse, perché oltretutto il periodo di trattazione si è dilatato. Sono tentativi di un ridimensionamento globale della storia, vogliono picconare anche la storia dell’arte»

«Tutto quello che riguarda il nostro patrimonio, che poi passa attraverso il turismo e una serie di attività e competenze, viene sempre più messo spalle al muro. Io sono una professoressa di latino e greco e non è possibile trovarmi favorevole. Normalmente nelle scuole più consapevoli – sottolinea Gesmundo – i professori più consapevoli la storia la difendono attraverso tutta una serie di incontri, trattazioni, letture di libri. Noi comunque presidiamo, non ci lasciamo manipolare». Una delle giustificazioni è quella per cui pochi studenti sceglievano la traccia di storia agli esami di maturità. «Queste classificazioni sono spesso delle mistificazioni – rileva la dirigente Gesmundo – nel senso che è vero, era una minoranza. Però esiste sempre una minoranza un pò aristocratica nel sapere. Io so che c’erano dei ragazzi più preparati che si misuravano con le tracce storiche che negli ultimi anni peraltro riguardavano il contemporaneo. Più noi abbassiamo le pretese – sostiene – più diminuiamo la loro capacità di riflessione critica che è un pò quello che sta accadendo».

er la preside imperversano «le politiche di ‘cash»’. Insomma una visione economicistica. «L’inizio della fine è stato con la ‘Gelminì – afferma – tutti i risparmi in Italia si dovevano fare sulla scuola, con un ridimensionamento e un accorpamento di ore di tutto il settore umanistico. Anche se la storia – spiega Gesmundo – non è solo una materia umanistica, è, invece, un collante di tutti i settori. Poi la ‘Buona Scuolà renziana: non si è capito il tipo di operazione e comunque non ha convinto me e le persone che hanno studiato tutta la vita. Questa uscita ultima (del governo in carica ndr) non so quanto sia legata alle politiche attuali e quanto sia una eredità un pò rappezzata. Secondo me non c’è stata una riflessione», rileva la preside. «Intanto non si cambiano le carte in corso d’opera, è evidente, hanno mandato tutti allo sbaraglio, in primis gli studenti che tutto sommato non lo meritavano. Inoltre hanno dato strumenti per faide interne tra le scuole. Dal punto di vista culturale è chiaro che questa è una ulteriore mazzata. Ma in realtà hanno eliminato anche la storia dell’arte. Nelle tracce precedenti c’era il linguaggio iconico, un quadro o una immagine, c’è stata la Guernica, ad esempio negli ultimi anni. Tornando solo all’analisi del testo è chiaro che le ‘storiè sono state picconate».

Ma la preside Gesmundo, tutto sommato, guarda avanti. Vede anche qualche spiraglio. «Proprio nei giorni scorsi abbiamo fatto una composta assemblea di istituto con gruppi di studio», dice. «È tornata la storia, sono tornate le storie: è venuta una testimone di un omicidio a Carbonara, abbiamo parlato di mafie per cui nel momento in cui si tenta di smantellare lo spirito critico c’è una reazione. La cultura resiste. Mi spaventa poco che non mettano la storia in un compito in classe degli esami di Stato anche se a livello nazionale è un grosso vulnus».

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