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Bari, un camice in ricordo di Paola Labriola, simbolo della lotta alla violenza contro le operatrici sanitarie

Pubblicato da: redazione | Ven, 30 Ottobre 2020 - 19:30

Un indumento da lavoro che si fa simbolo della lotta contro la violenza sulle donne nei luoghi di lavoro, con particolare attenzione alle donne che svolgono professioni sanitarie e che spesso sono vittime di molestie e aggressioni. È questo il significato del camice bianco che da questa mattina è esposto nell’ex Cto di Bari e che rappresenta l’ultima tappa della mostra itinerante “Come eri vestita?”, inaugurata lo scorso 9 ottobre all’ospedale San Paolo in occasione della Giornata mondiale della salute mentale. L’iniziativa è stata supportata dalla direzione strategica della ASL Bari, dal Dipartimento di Salute Mentale e dal CUG (Comito unico di garanzia) per ricordare Paola Labriola, psichiatra barese uccisa da un paziente il 4 settembre del 2019 mentre svolgeva la sua professione nel Centro di Salute mentale di via Tenente Casale, nel quartiere Libertà.

Nell’ambito della stessa mostra itinerante, organizzata da Comitato unico di garanzia ASL e associazione Sud Est Donne, all’interno dell’ex CTO, è stato allestito uno spazio simbolico dedicato alle operatrici della sanità, al cui interno sono esposti 17 abiti di donne vittime di violenza sessuale. Pigiami, tute e semplici jeans sono mostrati come simbolo della lotta al pregiudizio e al paradigma sessista ancora oggi connesso al tipo di abito o all’atteggiamento delle donne che subiscono un atto di violenza. All’iniziativa, ospitata nelle settimane precedenti anche all’Ospedale Di Venere, al Perinei di Altamura e al San Giacomo di Monopoli, hanno partecipato il direttore del Dipartimento Salute della ASL, Domenico Semisa, il presidente del CUG, Domenica Munno e Maria Antonietta Menchise, referente dell’associazione Sud Est. Con loro anche Vito Calabrese, marito di Paola Labriola, che ha scritto il testo che accompagna l’esposizione del camice bianco.

“La violenza è un problema culturale – è il commento di Domenico Semisa, direttore del Dipartimento Salute della Asl di Bari – che si traduce spesso nella colpevolizzazione delle vittime e che non può ridursi soltanto alla punizione dei colpevoli. Le tante forme di violenza oggi non solo fisica sono frutto di un clima ostile che esiste nei nostri rapporti e va gestito attraverso interventi sociali ed educativi”. Per questa ragione, l’azienda sanitaria barese, per il tramite del Comitato unico di Garanzia, ha avviato una attività di sensibilizzazione e informazione sul tema, oggetto lo scorso 5 agosto di un disegno di legge approvato in via definitiva dal Senato contenente “Disposizioni in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie nell’esercizio delle loro funzioni”.

“Grazie al percorso itinerante avviato con la mostra – ha spiegato Domenica Munno, presidente dello stesso Comitato unico di garanzia– è stato possibile dialogare con le lavoratrici che in alcuni casi hanno esplicitato la sofferenza privata e intima della violenza subita nell’esercizio delle loro funzioni”. La mostra è stata un’occasione per molte donne di denunciare in forma anonima la violenza subìta – ha proseguito il presidente CUG – come testimoniato da centinaia di messaggi lasciati nel registro che accompagna l’esposizione in tutte le sue tappe”.

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