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Puglia, violenza e baby gang: “Necessaria collaborazione tra famiglia e istituzioni”

Pubblicato da: redazione | Dom, 24 Ottobre 2021 - 10:00

Passeggiate in pieno centro, in orari di passeggio per famiglie e ragazzi, si trasformano in momenti di terrore a causa di baby gang che girano indisturbate per le vie più trafficate di Corato e di altri Comuni. È di pochi giorni fa la notizia dell’ennesima aggressione ai danni di un 15enne derubato sotto la minaccia di botte, in pieno giorno e in pieno centro. Per la psicologa Daniela Sannino la violenza non è solo la manifestazione dell’aggressività, ma soprattutto dell’affermazione del sé. “Ormai viviamo in un periodo storico in cui prevale l’individualismo” afferma la psicologa.

“Il gruppo in adolescenza non sostiene più, non è il contenitore dell’appartenenza che confina e previene disagi, ma si orienta alla logica del super eroe, alla competizione. Molto hanno contribuito le innovazioni tecnologiche, i social, che in pochi anni hanno invaso le nostre vite e le hanno cambiate ulteriormente durante la pandemia, facendo venir meno la differenza fra virtuale e reale, il riconoscimento dei limiti, già difficile nella fase adolescenziale”.

Per lo psicologo Antonio Di Gioia le cronache raccontano di continui assedi ai giovanissimi, che spaventano e preoccupano tutti. “Non si può impedire ai ragazzi di uscire e nemmeno pensare che la risoluzione possa esclusivamente essere l’implementazione di interventi di forza pubblica, di reparti speciali, solo di azioni repressive” spiega lo psicologo.

“È di fondamentale la necessità che le famiglie e le istituzioni collaborino per riavviare modelli di processi di socializzazione, che promuovano appartenenza, cooperazione ed educhino al riconoscimento dell’alterità, al rispetto, in modo da concretizzare azioni di prevenzione mirate. Non è più il tempo della divisione, dei conflitti, degli attacchi e dei giudizi, ma il momento di far crescere i bambini e i ragazzi con modelli di riferimento diversi e collaborativi, educare alla cooperazione già dalle scuole della prima infanzia, con percorsi di educazione alla socio-affettività”.

“Le relazioni sociali hanno un ruolo rilevante nella realizzazione di sé, nella promozione del benessere psicologico” aggiunge la dottoressa Sannino. “Bisogna riumanizzare le persone per promuovere stili di vita improntati a relazioni sociali positive.”

“I traumi che derivano da azioni che minacciano e sfociano nella violenza provocano, in ogni caso, delle conseguenze come nella vicenda di cui parliamo” conclude Di Gioia. “Il ragazzino derubato si è rifiutato per giorni di uscire di casa, spaventato e terrorizzato. In questi casi è auspicabile l’intervento di un esperto, per superare l’insicurezza e la paura. Chi fa parte di questi gruppi ha soprattutto bisogno di un aiuto serio e continuativo. Per questi ragazzi mostrarsi è l’unica cosa che conta, con qualsiasi mezzo e risultato, tanto è vero che le aggressioni avvengono in orari e luoghi facilmente individuabili”.

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