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Predire il rigetto del rene dopo il trapianto: studio del Policlinico di Bari su prestigiosa rivista internazionale

Pubblicato da: redazione | Mar, 11 Ottobre 2022 - 10:30

Il rigetto anticorpo mediato rappresenta la principale causa di fallimento del trapianto renale. Un gruppo di ricercatori del Policlinico di Bari ha scoperto dei marcatori che potrebbero predire l’insorgenza del rigetto post-trapianto e al loro studio la prestigiosa rivista internazionale “American Journal of Transplantation” ha dedicato la copertina del numero di settembre.

Lo studio ha come prima firma la dottoressa Rossana Franzin ed il team di ricerca della sezione di Nefrologia, Dialisi e Trapianto del Policlinico di Bari con Alessandra Stasi, Fabio Sallustio supervisionato dal Prof. Loreto Gesualdo e dal Prof. Giuseppe Castellano (Fondazione IRCCS Ca’Granda, Policlinico di Milano).

Le ricercatrici hanno analizzato i pazienti che negli ultimi anni hanno sviluppato un rigetto anticorpo mediato in seguito a trapianto di rene, isolando dal loro plasma le vescicole extracellulari (EV), strutture  microscopiche recentemente riconosciute come agenti universali della comunicazione intercellulare, che si differenziano dai pazienti che non hanno invece manifestato il rigetto per la presenza di piccoli RNA, definiti  “miRNA” (micro-RNA).  Gli studi in vitro hanno confermato che in seguito all’ esposizione di queste microvescicole, le cellule tubulari sane mostravano un prematuro invecchiamento associato all’ infiammazione (inflammaging) mentre le cellule endoteliali andavano incontro ad una disfunzione tipica della fibrosi interstiziale.

Dunque alcuni di questi miRNA sarebbero in grado di predire anzi tempo l’incidenza del rigetto in alcuni pazienti e quindi, nel prossimo futuro, individuare i pazienti più predisposti e procedere subito con il monitoraggio ed adeguate terapie personalizzate.

Questo studio nasce da una collaborazione tra l’Università degli Studi di Bari, la Fondazione IRCCS Ca’Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, l’Università degli Studi di Foggia ed il Dipartimento di Medicina Traslazionale dell’Università del Piemonte Orientale con il Prof. Vincenzo Cantaluppi.  

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