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Tumore al pancreas, è corsa alla diagnosi precoce. Memeo: “Subito una Unit”

Il tumore al pancreas colpisce circa 15mila pazienti l’anno in Italia, e resta un nemico difficile da combattere perché spesso la diagnosi è realizzata troppo tardi e la chirurgia può essere applicata solo a meno del 20% dei pazienti. Attualmente rappresenta nei paesi occidentali la quarta causa di morte per tumore e si stima entro il 2030 possa diventare la seconda causa di morte per tumore. Sebbene negli ultimi anni siano stati realizzati importanti progressi nel percorso di cura per questo tumore, i risultati restano ancora preoccupanti perché a cinque anni dalla diagnosi, solo il 10% dei pazienti è ancora vivo. Grazie ai progressi nel campo della ricerca, il numero di chemioterapie e la sua migliore somministrazione permettono di avere più possibilità di cure, e grazie anche al progresso della ricerca è possibile indentificare grazie ai test genetici persone che risultino essere più a rischio di sviluppare questo tipo di tumore.

La diagnosi precoce è molto difficile, perché i sintomi in fase iniziale sono aspecifici e tendono a manifestarsi quando la malattia è già presente, con ittero (ostruzione delle vie biliari), dolore persistente alla schiena, perdita di peso e insorgenza improvvisa di diabete. Fattori di rischio per lo sviluppo di neoplasie pancreatiche sono il fumo, diabete, obesità e vita sedentaria, oltre ad un importante ruolo della familiarità.

Momento fondamentale del percorso di cura è la corretta stadiazione del tumore, che consiste in una serie di accertamenti che ci permettano di capire quale tipo di tumore al pancreas ha colpito il paziente e con quale stadio di malattia, che può variare dalla malattia curabile in caso di malattia localizzata alla malattia avanzata quando sono per esempio il tumore è a stretto contatto con strutture vascolari o sono comparse metastasi a distanza del tumore. Per una corretta stadiazione è importante rivolgersi a strutture che siano dedicata alla cura di questo tipo di tumore, perché è stato dimostrato che la gestione in centri che trattano un alto numero di pazienti con il tumore al pancreas, garantisce migliori risultati in termini di sopravvivenza e recidiva di malattia, garantendo un percorso di cura più rapido ed efficace.

Momento fondamentale, come detto, è la diagnosi. Dopo la comparsa di sintomi o diagnosi strumentale e test di laboratorio che ci danno sentore di un problema pancreatico, è necessario realizzare una diagnosi di secondo livello con TAC e risonanza magnetica, per inquadrare correttamente il problema. Ruolo essenziale, in caso di sospetto di neoplasia pancreatica lo svolge l’ecoendoscopia, che attraverso una biopsia ecoguidata svolta per via mininvasiva grazie ad un esame molto simile ad una gastroscopia, permette di prelevare un frammento di tumore in maniera sicura per arrivare alla diagnosi anatomopatologica del tumore ed intraprendere il corretto percorso di cure in base al tumore pancreatico identificato. Tutti i casi devono essere discussi da un team multidisciplinare, dove la presenza di tutte le figure professionali responsabili del percorso di cura (chirurgo, gastroenterologo, endoscopista, palliativista, radiologo e radiologo interventista, radioterapista, genetista, anatomo patologo e biologo molecolare, medico nutrizionista, diabetologo, medico nucleare, psicologo, fisioterapista), garantiscono il miglior trattamento possibile per il paziente, sviluppando un percorso di cure rapido ed efficace intraprendendo un discorso che spesso vede intrecciarsi nell’ottimizzazione delle cure l’oncologia, la chirurgia e la radioterapia.

In merito a questo discorso, da tempo gli specialisti sottolineano l’importanza di rivolgersi ad un centro di riferimento di chirurgia pancreatica, che attualmente vengono indentificati come centri che svolgono un alto numero di interventi con una mortalità postoperatoria ridotta. È diritto fondamentale, e deve essere richiesto dal paziente, al fine di verificare la serietà del centro a cui ci si affida, che venga prodotta una documentazione scritta che certifichi che il caso sia stato discusso da tutti gli specialisti del team multidisciplinare e quale decisione sia stata collegialmente presa al fine di identificare il miglior percorso di cure per il paziente.  Dove nel percorso di cure sia stata scelta la chirurgia come trattamento, è doveroso per il paziente informarsi su quanti casi di chirurgia pancreatica vengano svolti nel centro in cui ci si affida, sapendo che attualmente un minimo di 25 interventi annui per tumore al pancreas è richiesto per poter definire un centro come centro esperto in patologia pancreatica, sebbene nella realtà italiana molti ospedali trattino questa patologia senza avere le competenze necessarie penalizzando il malato. In presenza dei requisiti sopra citati, il paziente può sentirsi preso in carico in un centro competente nella gestione del tumore al pancreas.

Ruolo essenziale della Regione Puglia sarebbe quello di verificare le capacità di cure dei centri pugliesi, identificando delle “Pancreas Unit” sul territorio, certificando quindi istituzionalmente quali strutture possano offrire cure che rispettino i più alti standard assistenziali nell’interesse del paziente.

Dott. Riccardo Memeo, direttore Chirurgia Epatobiliopancreatica del Miulli

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