Il Bari ha strappato un punto prezioso nell’ultima partita contro la Cremonese grazie a un’autorete nei minuti di recupero. Un epilogo beffardo per i lombardi, ma che ha permesso ai biancorossi di evitare una sconfitta che sembrava ormai scritta. Tuttavia, ciò che doveva restare una semplice cronaca sportiva ha assunto contorni ben diversi a causa di un presunto episodio di razzismo che sta scuotendo il calcio italiano.
A fine gara, il terzino del Bari Mehdi Dorval ha denunciato un insulto razzista ricevuto dal trequartista della Cremonese, Franco Vázquez. Secondo la ricostruzione, l’ex giocatore del Parma avrebbe rivolto al difensore biancorosso un’espressione inaccettabile. Accuse pesanti, che la Cremonese ha prontamente smentito tramite il proprio direttore generale, difendendo il proprio giocatore e respingendo ogni illazione. La questione è ora al vaglio delle autorità competenti, ma al di là dell’accertamento dei fatti, il solo sospetto di un episodio del genere basta a riaccendere il dibattito su un problema mai davvero risolto nel nostro calcio. Se dovesse essere confermata l’offesa razzista, Vázquez potrebbe ricevere una squalifica fino a dieci giornate.
Non è la prima volta che il calcio italiano si trova di fronte a episodi controversi legati al razzismo. Basti pensare ai cori discriminatori uditi in diversi stadi negli ultimi anni, agli insulti rivolti a giocatori di colore e alle sanzioni, spesso ritenute insufficienti, inflitte dalle autorità calcistiche. In un contesto in cui il calcio dovrebbe rappresentare unione e inclusività, è sconfortante constatare che episodi di questo genere continuino a verificarsi.
Nel frattempo, il Bari deve guardare avanti. Il pareggio ottenuto in extremis può rappresentare una scintilla per una squadra che, a metà febbraio, è ancora alla ricerca della continuità. Tuttavia, a ben vedere, la formazione biancorossa è in una fase involutiva, sia dal punto di vista tattico che fisico. Anche il tecnico Longo sta commettendo diversi errori di valutazione. Contro la Cremonese, per esempio, ha optato per un modulo e per calciatori non ancora pronti o recuperati per giocare dall’inizio, come Gastón Pereiro e Lasagna, sacrificando invece elementi in forma come Favilli.
Anche le dichiarazioni post-gara del tecnico piemontese hanno lasciato perplessi. Longo si era fatto apprezzare per la sua onestà e lucidità nell’analizzare le partite e la complessa situazione societaria del Bari. Tuttavia, nelle ultime settimane, le sue esternazioni pubbliche hanno destato più di un dubbio. A proposito dei fischi ricevuti dalla squadra a fine gara, ha dichiarato: “I fischi non ci fanno piacere, ma se è quello che ha esternato il pubblico, significa che è quello che ha vissuto. Però, se si pensa che dovessimo prendere a pallonate la Cremonese, non vediamo bene la realtà. Guardiamo i nomi della Cremonese, altrimenti siamo sempre scontenti. Non voglio mettere le mani avanti, ma giocavamo contro la quarta in classifica, che ha giocatori di alto livello anche nelle scelte dalla panchina. Abbiamo pareggiato con il cuore, e i fischi non sono stati una bella cosa, ma li accettiamo”.
Parole che non tengono conto di un aspetto fondamentale: Longo allena il Bari, non la Carrarese (con tutto il rispetto per il club toscano). Il pubblico barese non può accettare di vedere la propria squadra dominata dalla Cremonese nel proprio stadio, anche perché in questo stesso campionato, il Bari ha dimostrato di poter giocare molto meglio, anche contro avversari blasonati.
A tutto questo si aggiunge la frustrazione, mista a rassegnazione, legata alla questione multiproprietà: un fattore che amplifica il malcontento della tifoseria biancorossa. E un allenatore intelligente e sveglio come Longo dovrebbe saperlo…
foto SSc Bari