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Il Bari di Longo non è sopravvalutato, ma demotivato e senza ambizioni

Tra prestiti senza futuro e ambizioni assenti, il Bari resta intrappolato nella mediocrità. Un destino che il tifoso non può accettare

Pubblicato da: Nicola Lucarelli | Lun, 28 Aprile 2025 - 17:52
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Il campionato è alle battute finali e l’alternanza di prestazioni e risultati di questo Bari targato Moreno Longo, non fa più notizia. Dopo le buone prove contro Catanzaro e Palermo, si sperava in una conferma anche contro il Modena. Ma, come ormai d’abitudine in questo torneo cadetto, la formazione di Longo è caduta tra le mura amiche dinanzi a un Modena non trascendentale. Solito ritornello che ormai va avanti da mesi e dalla semplice spiegazione: difficile mantenere la concentrazione e gli stimoli se giochi per una società senza ambizioni, che vive alla giornata e in autogestione. Se a questo aggiungiamo che la rosa è composta per la maggior parte da calciatori giunti a Bari con la formula del prestito e che si gioca in un clima di indifferenza, apatia e di contestazione, quei 44 punti raccolti dai biancorossi sono oro colato.

A tal proposito, hanno fatto molto discutere nella tifoseria biancorossa, le dichiarazioni rilasciate a fine gara dallo stesso Moreno Longo: “Questo gruppo ha la caratteristica di non essere continuo ma io li sostengo. È un percorso positivo secondo me. Non era scontato essere in questa situazione. Si veniva da una quasi retrocessione in Serie C. Se si sopravvaluta la squadra si sarà sempre delusi. Ci sono stati degli errori ma la squadra sta dando il massimo. Pensare che la squadra potesse lottare per la Serie A vuol dire sopravvalutare. Questo è l’anno 0, della ricostruzione”. Parole condivisibili, ma se viste nell’ottica del clima e della situazione in cui questi calciatori devono scendere in campo. Difficile capire se Longo faccia riferimento a questo o alla caratura tecnica della rosa a disposizione perché, se così fosse, la sua analisi sarebbe poco obiettiva e per nulla condivisibile, in quanto la rosa allestita da Magalini (al netto delle formule di arrivo in biancorosso) è di tutto rispetto e non certo da nona posizione. Ma se l’ex allenatore di Frosinone fa riferimento a quando suddetto, le sue dichiarazioni sono calzanti e condivisibili.

Ma va subito fatta una doverosa precisazione: a prescindere dalle motivazioni celate dietro le dichiarazioni di Longo, il tifoso del Bari non può accontentarsi di vedere una squadra galleggiare in quella posizione di classifica e sentirsi dire che il Bari non può lottare per la Serie A, perché da sempre, in Serie B, il galletto ha sempre giocato per vincere, tranne gli ultimi anni dell’autogestione dei Matarrese. Persino con Paparesta e Giancaspro si costruivano organici per puntare alla promozione. Magari tutto questo potrebbe suonare blasfemo, ma al netto di colpe ed errori arcinoti, nelle precedenti gestioni c’era ambizione, c’era voglia di salire in Serie A. Ora invece si vivacchia, in attesa del 2028 o di qualche congiuntura astrale favorevole, come accaduto nel primo anno di Serie B con Mignani in panchina.

Intanto la compagine biancorossa dovrà affrontare un mini tour de force: dopo il Modena, giovedì primo maggio c’è la trasferta a Cosenza, prima del ritorno tra le mura amiche del ‘San Nicola’ per affrontare il Pisa. Gare molto diverse sulla carta, ma questo Bari è imprevedibile e capace di qualsiasi risultato contro chiunque. Il Cosenza ha quasi entrambi i piedi in Serie C, mentre il Pisa vuole chiudere quanto prima il discorso Serie A. Il Bari dovrà cercare di chiudere al meglio il campionato e prendersi un posto nei playoff, obiettivo minimo per i tifosi, massimo per la società: il malessere e la conseguente apatia del tifoso biancorosso è tutta qui.

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