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Giuliana Florio alias Grose: dal fenomeno NPC a “Gay”

Ma è corretto usare la tecnologia per amplificare un’idea?

Pubblicato da: Ylenia Bisceglie | Ven, 1 Agosto 2025 - 13:09
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Certe canzoni nascono per restare in loop nella testa. “Gay” di Grose è una di queste.

Dietro quel ritornello che ormai cantiamo ovunque, c’è la storia di una ragazza che ha trasformato i social nel suo primo palco e che oggi sta imparando a essere artista in un modo nuovo.

Grose è Giuliana Florio, classe 2000, diventata virale nel 2023 grazie alle sue live NPC su TikTok. Quelle performance surreali in cui imitava i personaggi dei videogame, rispondendo come un automa a ogni commento, hanno fatto di lei un volto riconoscibile. Un gioco, una parodia, che in pochi mesi si è trasformato in linguaggio, in stile, in guadagno.

Poi è arrivata la musica. “Gay” è il suo primo vero manifesto: diretto, leggero eppure fortissimo nel messaggio. Grose dice che “La verità sta nella differenza/ fra quello che uno dice e quello che uno fa” .

Parla di coerenza, identità, di accettazione, di guardarsi dentro per davvero senza fingere di essere altro. Parla di un uomo che ha amato così com’era, senza mai giudicarlo anche se “non convenzionale”, anche se “un po’più femminile”.

E tra una madre che non l’ha mai capito, un padre che l’ha abbandonato, lui si ritrova ora a rubarle la vita.

Un testo fresco, attuale e leggero, che però oggi, paradossalmente, è al centro di un dibattito su qualcosa di impersonale: l’intelligenza artificiale.

Perché sì, Giuliana lo dice senza problemi: per produrre la canzone e costruire alcune parti della voce, ha usato strumenti di AI. Una scelta che divide. Da una parte c’è chi vede il coraggio di sperimentare, di usare la tecnologia per amplificare un’idea. Dall’altra c’è chi si chiede se non stiamo perdendo qualcosa, se l’emozione non rischia di essere filtrata da un algoritmo.

Ma infondo Giuliana o Grose è in realtà figlia di Tik Tok. Usa la tecnologia perché ci è nata in questo ambiente.  L’autenticità non è nel mezzo, è nel contenuto. La sua canzone non diventa meno vera o meno bella solo perché alcuni passaggi sono stati realizzati con l’aiuto di un software.

Dovremmo soffermarci però a riflettere sul fatto che oggi l’arte non nasce più solo in studio, nasce dove viviamo ogni giorno, nei feed, nelle dirette, nei commenti. È fluida, si muove tra un algoritmo e l’altro, e non si ferma a chiedersi se questo giusto o sbagliato.

 

 

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