C’è stato un tempo in cui lavorare nel tech era come avere un pass per il futuro. Poi è arrivato il 2025, e, nei primi sei mesi dell’anno, quello stesso futuro ha fatto perdere il lavoro oltre 90 mila persone impiegate nel settore tecnologico.
A fare i tagli non sono state piccole startup in difficoltà, ma i giganti come Google, Meta, Microsoft, Amazon. Per dare qualche numero: Amazon h tagliato circa 18 mila posti, Google 12 mila, Meta 11 mila e Microsoft 10 mila. Nel giro di pochi mesi, open space pieni di monitor si sono svuotati.
Il motivo è esclusivamente puntare tutto sull’intelligenza artificiale. Si parla di “efficienza” e “riorganizzazione delle risorse”, ma in pratica significa una cosa: dove prima c’era una persona ora c’è un algoritmo, un modello linguistico, una piattaforma automatizzata.
La corsa all’AI è diventata la priorità: nel 2025 le big tech hanno investito oltre 400 miliardi di dollari per infrastrutture e ricerca sull’intelligenza artificiale.
Tuttavia, la verità è che mentre alcuni ruoli scompaiono, ne nascono di nuovi. Data scientist, ingegneri del machine learning, specialisti cloud: sono i professionisti più richiesti e pagati del momento.
Ma dureranno davvero questi nuovi lavori? Forse gli stessi strumenti che oggi generano opportunità potrebbero, domani, imparare a sostituire anche chi li programma e li gestisce.
Lecito pensare dunque che la vera sfida non è proteggere il posto di lavoro, ma imparare ad adattarsi continuamente, accettando che il lavoro stesso, qualunque esso sia, non sarà mai più una certezza.