Per l’anno scolastico 2025/2026 in Puglia sono stati attivati 10.142 posti di sostegno in deroga, distribuiti tra 905 nella scuola dell’infanzia, 3.974 nella primaria, 2.336,5 nella secondaria di primo grado e 2.926,5 nella secondaria di secondo grado. Numeri che, secondo la UIL Scuola, rappresentano una forzatura dell’organico di diritto, con la chiara finalità di contenere la spesa a scapito della qualità dell’inclusione e della stabilità del personale.
La ripartizione provinciale evidenzia 3.398 posti in provincia di Bari, 1.690 nella Bat, 806 a Brindisi, 1.279 a Foggia, 1.500 a Lecce e 1.469 a Taranto. Dati che, sottolinea il sindacato, risultano particolarmente preoccupanti soprattutto nella scuola primaria di province con un elevato numero di alunni diversamente abili. Gianni Verga, segretario generale UIL Scuola Puglia, punta il dito: “Quando il ministero utilizza oltre diecimila posti in deroga nella sola regione Puglia, ignora volutamente i bisogni reali delle scuole, delle famiglie e, soprattutto, degli alunni con disabilità. Una gestione emergenziale che diventa sistematica, con conseguenze gravissime in termini di continuità didattica, progettualità educativa e diritti costituzionali.”
Un sistema che, secondo il sindacato, alimenta instabilità e precarietà: “Il massiccio ricorso ai posti in deroga – continua Verga – per loro natura precari e instabili è il risultato di scelte politiche sbagliate: si preferisce mantenere un sistema fragile e temporaneo pur di non assumere personale in modo stabile, compromettendo di fatto l’efficacia dell’inclusione. Senza dimenticare una conseguenza paradossale e gravissima: lo Stato diventa il datore di lavoro che più di tutti fomenta il precariato”.
La UIL Scuola Puglia chiede ai parlamentari pugliesi un intervento immediato per incrementare l’organico di diritto in base alle certificazioni e ai bisogni reali delle scuole. “Occorre – conclude Verga – un piano strutturale di stabilizzazione del personale docente di sostegno, evitando il ricorso sistematico al precariato. Si faccia ricorso a una gestione trasparente, condivisa e responsabile delle risorse, che metta al centro gli alunni e il personale, non i vincoli di bilancio. Così davvero non si può parlare di inclusione, siamo di fronte a una beffa. In una regione come la nostra, caratterizzata da un numero sempre più crescente di disabilità, servono investimenti seri e una visione chiara”.
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