Guerra nel Bari tra soci, guerra di comunicati. Cosmo Giancaspro, socio di minoranza, ha diffuso una nota articolata all’ANSA per puntualizzare il suo dissenso sulle determinazione assunte dall’assemblea straordinaria del club, nonostante avesse presentato anche un assegno per ricapitalizzare immediatamente.
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La proposta di Giancaspro non presa in considerazione
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Giancaspro ha “proposto all’Assemblea straordinaria degli azionisti, riunitasi in data odierna per i provvedimenti di cui all’art. 2447 c.c., di adottare le seguenti decisioni: a) riduzione del capitale sociale da € 2 milioni a zero, in conseguenza delle perdite accumulate dall’attuale gestione fino al 30 aprile 2016; b) contemporaneo aumento del capitale sociale ad € 4,9 milioni, con sottoscrizione contestuale da parte del socio di minoranza per l’importo complessivo di € 4,4 milioni; c) definitiva riduzione del capitale sociale alla somma di € 2 milioni, in modo da ripianare definitivamente le residue perdite di € 2,9 milioni e ripristinare la medesima misura del capitale sociale preesistente alle perdite accumulate dall’attuale gestione”.
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La proposta di salvataggio “mediante un iniziale investimento a capitale della somma complessiva di € 4,4 milioni da parte del socio di minoranza, era funzionale alla volontà di quest’ultimo di eliminare definitivamente le condizioni di cui all’art. 2447 c.c., determinate in via esclusiva dalla gestione del Dott. Gianluca Paparesta”. L’ipotesi avanzata da Giancaspro era volta a creare le condizioni per l’ammissione al prossimo campionato, ma pur “formulata, verbalizzata e supportata dall’emissione di un assegno di importo tale da ricostituire integralmente il capitale sociale, non è stata presa in considerazione, né messa in votazione da Gianluca Paparesta”.
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L’aumento di capitale deciso da Paparesta? Non condiviso
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Giancaspro aggiunge che “Paparesta ha deciso di procedere ad un aumento di capitale senza contestuale sottoscrizione che, a prescindere da ogni rilievo tecnico di palese illegittimità, non elimina il deficit patrimoniale, non ripristina la continuità aziendale”, “impedendo così agli attuali amministratori qualsiasi atto di gestione fino alla eventuale sottoscrizione”. Da qui le possibili conseguenze “tra cui la paralisi gestionale che impedisce qualsiasi programmazione per la prossima stagione, per cui il socio di minoranza ne prende atto con rammarico e lascia ogni valutazione del caso agli organi competenti”.
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