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Bari, 40 anni dopo l’omicidio di Benedetto Petrone: la figura del giovane comunista, cosa resta, cosa è stato

Pubblicato da: redazione | Ven, 24 Novembre 2017 - 21:00

Sono stati presentati questa mattina, a Palazzo di Città, il ciclo di studi e l’insieme della iniziative promosse dal Comune di Bari con la fondazione Istituto Gramsci di Puglia, in collaborazione con la cattedra di Storia contemporanea di UniBa, l’Ipsaic, l’Anpi, l’Arci, la Cgil Bari, il Comitato 28 Novembre, il Coordinamento regionale antifascista e la Rete della conoscenza Puglia in occasione del quarantesimo anniversario dell’omicidio di Benedetto Petrone, giovane militante comunista di Bari vecchia, ucciso da un commando di neo fascisti dinanzi la Prefettura di Bari il 28 novembre 1977.

“Ringrazio tutti coloro che hanno lavorato per rendere possibile questo ciclo della memoria che non si limita a una semplice commemorazione o a un convegno – ha esordito l’assessore alle Culture Silvio Maselli -. Nel quarantesimo anniversario dalla morte di Benedetto Petrone abbiamo deciso di onorare la sua memoria e quella di un’intera generazione che insieme a lui ha conosciuto l’orrore della morte violenta per aver espresso e testimoniato un’idea diversa del mondo. Viviamo in un’epoca in cui è la storia ad essere sottoposta ad un attacco drammatico, e con storia intendo quel rigoroso atteggiamento scientifico di ricerca, di verifica delle fonti che ci consente di leggere il presente alla luce del passato. Siamo costretti invece ad ascoltare quotidianamente delle vere e proprie castronerie che equiparano morti che sono incomparabili come anche processi storico-culturali e politici che è impossibile tenere sullo stesso piano. Ed è questo il motivo per cui, come Comune di Bari, abbiamo deciso di dedicare un intero ciclo di appuntamenti alla memoria, e alla storia, locale e globale. Si tratta di una scelta quanto mai necessaria in un tempo come questo, segnato dalla disinformazione di massa e dal susseguirsi di fake news che un’amministrazione pubblica ha il dovere di contrastare chiamando a raccolta, come abbiamo provato a fare, tutti coloro i quali militano per la diffusione di conoscenza nel campo dell’antifascismo democratico. Abbiamo accolto l’appello di Porzia che l’anno scorso aveva detto che si sarebbe sganciata dalle celebrazioni divenute ormai di rito e abbiamo voluto trasformare questo anniversario in qualcosa di vivo che possa rimanere patrimonio di tutte le forze democratiche della città”.

“In dieci anni grazie all’Anpi, di cui sono socia onoraria, alla Cgil, all’Arci al Comitato 28 novembre e tutte le realtà che firmano il manifesto della rete antifascista, sono riuscita a raggiungere tutti gli obiettivi che avrei voluto per dare onore al nome di mio fratello – ha detto Porzia Petrone -. Solo chi ha dei fratelli come Benedetto può capire questo sentimento. A quarant’anni dalla sua morte non mi rivolgo agli amici di sempre di Benedetto, che mi sono stati sempre vicini, ma mi rivolgo ai ragazzi che allora non c’erano e che vogliono sapere di più e conoscere quella storia. Il 28, alla commemorazione, vorrei vedere i giovani che pensano a Benedetto come a simbolo di pace e di tolleranza e che come lui sono uniti per degli ideali. Vorrei che l’immagine di Benedetto rappresentasse per loro un simbolo positivo. Spesso con Arturo Cucciolla vado nelle scuole per parlare degli anni Settanta a Bari vecchia, quando le donne non potevano neanche aprire la bocca. Dopo la morte di Benedetto qualcosa è cambiato. Quel dolore mi ha fatto crescere, prima mi occupavo solo della casa e dei bambini, poi è stato come tornare a scuola, alla scuola della vita. Nella mia famiglia abbiamo cominciato ad informarci, a parlare, a voler capire. Questo ci ha lasciato Benedetto. Voglio dire grazie agli amici di Benedetto, a Franco Intranò e a tutti quelli che si sono impegnati perché questa città ricordasse Benedettomi fratello e la sua storia”.

“Ci tenevo a essere presente oggi – ha concluso il sindaco Antonio Decaro – perché per me è importante ricordare, anche se in questo caso non si tratta solo di celebrare la memoria ma la vita di un partigiano, un uomo di parte che ha difeso le proprie idee fino alla fine, gli ultimi e i più deboli in un quartiere complesso come la città vecchia. E lo ha fatto in un momento storico particolare che viveva un forte fermento ideologico, in un’epoca che diede vita a tante conquiste sociali e civili di cui oggi beneficiamo tutti. Nonostante siano passati 40 anni, quella di Benedetto è una storia molto attuale perché in quel periodo esistevano i collettivi, e molte persone, a partire dalla mia generazione, non li hanno mai vissuti. Il collettivo è un’arma democratica che ha consentito a tanti di difendersi dal fascismo e , quindi, da situazioni e fatti molto attuali. Quando esiste il tentativo di comprimere la libertà di informazione, come è accaduto a Ostia, o si verificano episodi gravi di razzismo negli stadi, come le offese ad Anna Frank, o più in generale si assiste a tentativi di attaccare con violenza i meccanismi della democrazia, significa che la storia di Benedetto Petrone, che ci ricorda ciò che è accaduto in quel periodo, è più che mai un esempio per tutti. Credo sia molto importante attraversare le giovani generazioni con il racconto dei fatti storici, sociali, politici e culturali dell’epoca, da cui dobbiamo trarre insegnamento per focalizzare tutti quei temi che sono ancora di grande attualità”.

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