Il 2017 è stato un anno difficile per il lavoro, nonostante governo nazionale e regionale abbiano fornito dati che farebbero presagire una leggera ripresa. Una percentuale sul Pil che non consolida di certo una crescita all’interno di un sistema tendente al neoliberismo spinto, regolamentato da leggi di mercato che ne fanno emergere tutte le lacune.
A cominciare da quelle sottolineate dalla concorrenza tra imprese, tra lavoratori, tra territori, che comprimono diritti e, di conseguenza, anche i salari. Un lavoratore meno garantito è costretto ad accettare condizioni di lavoro peggiori per permettere alla propria azienda di abbattere i costi e concorrere sul mercato. Costi compressi anche per la sicurezza sul luogo di lavoro e il rispetto dell’ambiente. Un vortice che abbassa il potere di acquisto dei lavoratori che si ripercuote su tutti i settori dell’economia.
La vertenza dell’acciaieria Ilva di Taranto è lì a testimoniare tutte le contraddizioni in atto. Una vertenza che durerà ancora a lungo e che ha visto in queste settimane il braccio di ferro tra Comune e Regione, da una parte, e Governo (a dir poco lontano dai problemi di salute e ambiente dei cittadini) dall’altra, per l’applicazione immediata, e non posticipata al 2023, delle misure più urgenti per il contenimento delle emissioni inquinanti e per le bonifiche.
Vertenza lunga e ancora aperta è anche quella, purtroppo, della ex Om Carrelli di Bari. Ci sono 170 lavoratori e le rispettive famiglie che riusciranno a sopravvivere per un altro anno solo grazie alla cassa integrazione in deroga concessa sul filo di lana, con una sorta di forzatura sulle regole, suggerita meritoriamente dai sindacati. L’ultimo fallimento di un progetto di riconversione delle officine della zona industriale di Modugno è stato il più clamoroso.
“E’ una vertenza per certi versi incredibile” secondo Pino Gesmundo, segretario regionale Cgil, che si domanda giustamente: “come è possibile che non si siano valutate capacità economiche e manageriale della società che avrebbe voluto produrre un’auto elettrica nei capannoni di Modugno?”.
Alla vertenza della ex Om si aggiungono quelle Leonardo, che mette a rischio migliaia di posti nell’indotto per un settore innovativo come quello dell’aerospazio, fino a pochi anni fa considerato il fiore all’occhiello dell’industria d’avanguardia pugliese, quella della Natuzzi, non ancora definitivamente risolta, a quella dei lavoratori della logistica e dei call center, da Transcom ai tanti abusivi, pronti a sfruttare senza scrupoli i lavoratori, come accade nelle campagne pugliesi, dove la lotta al caporalato è ancora apertissima.
Una delle vertenze risolta positivamente, se pur tra mille difficoltà, è sicuramente quella della Bosch di Bari. Ora serve riuscire a fare i passi giusti e muoversi per i nuovi investimenti e produzioni, per garantire un futuro certo a uno degli stabilimenti più importanti del territorio.
Ai settori economici consolidati si accostano, però, migliaia di giovani precari, disoccupati, spesso con una formazione di alto livello, costretti a fuggire altrove, lontano, per trovare una risposta soddisfacente alle proprie potenzialità. Anche e soprattutto a loro è ora di dare risposte serie e utili.