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La Puglia aderisce alla Rete dei garanti per l’infanzia e l’adolescenza

Pubblicato da: redazione | Sab, 1 Dicembre 2018 - 19:30

Prima riunione a Roma della Rete dei garanti regionali e delle provincie autonome per l’infanzia e l’adolescenza, alla quale hanno preso parte i garanti di Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Lazio, Puglia, Molise, Basilicata, Calabria e della Provincia Autonoma di Trento, presenti in delega anche i garanti di Campania, Sicilia e Marche.

“I temi affrontati nel corso della prima sessione – fa sapere in una nota il Garante per l’infanzia del Lazio Jacopo Marzetti – hanno riguardato il controverso progetto Fami, messo a punto dall’ Autorità garante nazionale per l’Infanzia e l’Adolescenza, in collaborazione con associazioni private, finanziato dall’Unione Europea, tramite il ministero dell’Interno, riguardante i tutori per i minori stranieri non accompagnati. Un progetto, che ha sollevato forti resistenze tra i Garanti regionali e delle Provincie Autonome, principalmente per il fatto che gli stessi garanti e i Presidenti dei Tribunali per i minorenni vengono contemplati come destinatari del progetto, anziché partner, visto e considerato che sono proprio loro a formare i tutori e ad inscriverli all’elenco e, pertanto, a nessun altro attore è riconosciuta l’accessibilità agli dati”.

L’assemblea di Rete ha trattato anche temi che mettono in luce il lavoro di ciascun garante sul proprio territorio: “Visto e considerato che – sostiene la Rete – la gestione autoreferenziale della Garante nazionale, Filomena Albano, non ha reso possibile il corretto funzionamento della Conferenza nazionale dei garanti regionali e delle province autonome, si è ritenuto opportuno trovare un luogo alternativo di confronto e di lavoro in rete”. Il comitato promotore per la Rete dei garanti – conclude la nota – ha individuato nella collega di Trento, Daniela Longo, la referente per la formalizzazione del progetto, che tra gli obiettivi ha quello di sollecitare la nomina dei garanti nelle regioni mancanti, come in Abruzzo, Valle D’Aosta e Toscana, e il potenziamento di quelle regioni, come la Sicilia, che, pur avendo nominato il garante, non hanno tuttavia strutturato i suoi uffici.

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