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Sicurezza sul lavoro e percorsi alternanza, in Puglia 96 morti nel 2021: “Serve osservatorio”

Pubblicato da: redazione | Gio, 3 Marzo 2022 - 18:36

Sicurezza sul lavoro e percorsi di alternanza. La Cgil Puglia propone l’istituzione di un osservatorio. E’ quanto emerso nel corso di un incontro al quale ha preso parte anche la segretaria confederale Rossana Dettori.

“Ai ragazzi diciamo – ha commentato Dettori – costruiamo assieme una carta dei diritti degli studenti in alternanza”. In Puglia, nel 2021, entrando più nel dettaglio, ci sono stati 65 infortuni ogni giorno con un bilancio dei morti che a fine anno ammontava a 96. Si tratta, secondo Cgil, di un piccolo bollettino di guerra in cui il fronte è quello del lavoro, in una situazione che non si distanzia molto dal resto del Paese. Da qui la necessità di lanciare un appello, oltre che un percorso, che abbia come parola d’ordine una richiesta, quella di far sentire “al sicuro” lavoratori e studenti.

Fermare la strage sui luoghi di lavoro, favorire una giusta transizione tra istruzione, formazione e luoghi della produzione. Questo il sottotitolo dell’iniziativa, dal titolo “Al sicuro” tenutasi martedì scorso a Bari in cui è stata lanciata a proposta. “Numeri e storie – ha detto il segretario generale della Cgil Puglia, Pino Gesmundo – che ci dicono quanto urgente sia, e questa è la proposta che avanziamo, un osservatorio permanente su formazione e lavoro, coinvolgendo le associazioni studentesche, per monitorare un fenomeno che oggi sfugge alla conoscenza e valutazione” – ha specificato.

“Il report” – ha sottolineato poi Maria Giorgia Vulcano, coordinatrice del Nidil Cgil Puglia – “conferma quanto denunciamo da tempo: esiste un nesso fra precarietà, sfruttamento e inadempienza in materia di norme sulla salute e sicurezza. E, infatti, tra i settori maggiormente interessati dagli infortuni ci sono quelli che vedono spesso la maggior parte degli addetti avere meno di 34 anni, che si tratti di giovani titolari di rapporti di lavoro veri e propri o impegnati in percorsi di formazione curricolari o extracurricolari”.

“Osservando infatti i codici Ateco delle aziende coinvolte da ispezioni e che risultano non in regola con percentuali che oscillano tra il 60 e l’80 per cento – ha aggiunto –  “registriamo quelli del trasporto e magazzinaggio; attività di servizi, alloggio e ristorazione; attività sportive e di intrattenimento; attività professionali, scientifiche e tecniche e commercio. Segmenti del mercato del lavoro per i quali, solo qualche settimana fa, abbiamo denunciato una scarsa qualità delle tipologie dei contratti di lavoro applicati. Crediamo che la formazione permanente durante tutto l’arco della vita rappresenti ancora una leva per uscire dalla multiformi condizioni di ricattabilità e subalternità”.

Perché questo possa essere davvero il punto di partenza per invertire la tendenza dei dati appena descritti, “bisogna ripensare ai modelli attuali dei percorsi di formazione curricolare ed extracurricolare, riformandoli. E’ urgente, peraltro, che i luoghi della formazione, anche mediante esperienze che consentano ai discenti di entrare in contatto, che non significa lavorare, con il mondo del lavoro, perseguono le proprie finalità trasformative dell’esistente, anziché riproporre modelli di sfruttamento delle intelligenze e della forza lavoro” – ha detto ancora sottolineando che in Puglia, a fronte di 3.091 professionisti, associazioni, enti ed imprese ad offrire percorsi di alternanza e 394 enti di formazione accreditati “sono 100mila gli studenti  della scuola secondaria di II a poter essere coinvolti e 500 quelli inseriti in percorsi professionali. Tuttavia, non abbiamo contezza di come si svolga la relazione tra questi soggetti e gli studenti dei nostri territori. Certo è che, quando abbiamo coinvolto il sindacato degli studenti medi per raccogliere testimonianze abbiamo avuto modo di toccare con mano il clima di paura e ricatto con cui molti giovani vivono queste esperienze” – ha concluso.

La risposta, ha sottolineato poi Roberto Voza, direttore del Dipartimento di Giurisprudenza è nell’accesso al sapere che rimane “L’unico vero antidoto allo sfruttamento e strumento per contrastare disuguaglianze economiche e sociali. La società della conoscenza ha bisogno di lavoratori con formazione solida che consenta loro di comprendere significato innovazione per apportare aggiornamenti. Deve possedere strumenti per individuare con quali modalità dovrà svolgere funzioni sempre più specifiche e solo persone altamente formate non temono che l’innovazione renda obsoleto il proprio patrimonio. Anziché portare il lavoro nella formazione bisogna fare il contrario, investendo su formazione continua dei lavoratori” – ha specificato.

In sintesi, secondo quanto emerso, il tema della sicurezza deve essere centrale e non deve più essere messo in secondo piano, informando e formando su tutele e diritti, ma anche su strumenti di prevenzione soprattutto se, ad essere coinvolti, sono studenti in formazione. “E’ stato più facile mettere in sicurezza lavoratori durante la pandemia che gli studenti impegnati in percorsi di alternanza” – ha detto infine Dettori – Non servono più allarmi sulla sicurezza ma atti concreti. Dobbiamo confrontarci con le scuole e le università per comprendere diversità dei bisogni formativi e gli studenti devono poter decidere percorsi. Lavoriamo a costruire una carta dei diritti degli studenti in alternanza”. Giovani, ha ricordato la segretaria nazionale, “già costretti a lavoro poco pagati e con minime o nessuna tutela, così si spiegano i dati sugli infortuni, perché nessuno fa vera formazione. Allora ai ragazzi dico conquistiamo insieme questi diritti” – ha concluso.

Foto repertorio

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