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Arresti di agenti della penitenziaria di Bari, il sindacato: “Vi invitiamo a passare qualche ora in carcere”

Pubblicato da: redazione | Ven, 11 Novembre 2022 - 14:30
Carcere Di Bari
“La segreteria del SAPPE, sindacato autonomo polizia penitenziaria, ritiene a questo punto che sia troppo facile archiviare la vicenda del carcere di Bari, come l’ennesimo episodio di violenza nei confronti di un detenuto con problemi psichiatrici da parte di aguzzini torturatori che se la ridono, quasi fosse la scena di alcuni film sulla violenza in carcere”. Sono queste le parole del sindacato della polizia penitenziaria a seguito degli arresti e delle sospensioni per presunti atti di violenza nei confronti di un detenuto, avvenuti nel carcere di Bari.
“Chiediamo ciò – si legge in una nota – per amore di verità e giustizia,  poiché non possiamo pensare che dei normali padri di famiglia onesti e perbene, che da decenni  che  per 1600 euro al mese vengono aggrediti  con minacce, sputi e qualche lesione, siano completamente impazziti. Finora ha parlato solo l’accusa  tirando fuori immagini cruente che comunque devono essere  stigmatizzate, poi sarà la difesa a controbattere , però a noi interessa capire perché si è arrivati a  questo punto. E per fare ciò crediamo che gli  investigatori non debbano andare lontano, poiché nel mese di settembre proprio il SAPPE  depositò presso la procura di Bari due esposti  che possono spiegare  a nostro parere,  cosa sia  successo. Il primo  chiamava in causa  i capi del DAP  poiché dopo aver previsto un organico di poliziotti penitenziari  per gestire un certo numero di detenuti , ne ha  aumentato la capienza  del   55%,  senza però provvedere a rivedere l’organico che, anzi è diminuito in maniera paurosa.
Tutto  ciò oltre a non consentire ai poliziotti di poter fruire dei diritti spettanti in maniera continua, quali riposi e ferie, li costringe anche ad effettuare  turni di lavoro  di 8,10,12 ore  occupando più posti di servizio contemporaneamente con grandissimo stress, in quanto  svolti  in ambienti non proprio rilassanti. Invitiamo – si legge ancora – il garante dei detenuti, politici e  giornalisti a passare qualche ora insieme all’unico poliziotto che nelle ore serali e notturne deve gestire fino a tre piani da solo, per vedere l’effetto che fa. Nell’esposto vengono poi rappresentate tutta una serie di situazioni  molto  delicate  e massacranti per i poliziotti.
Il secondo esposto invece riguarda la gestione  e la cura dei detenuti psichiatrici  che invece di essere  ristretti in infermerie o reparti attrezzati con medici ed infermieri  adeguati, vengono ospitati nelle normali sezioni detentive  insieme agli altri detenuti, con il poliziotto che oltre a far fronte agli innumerevoli impegni giornalieri  di una popolazione sovraffollata,  ne ha la responsabilità. Anche in questo caso abbiamo dettagliato  tutta una serie di situazioni. Noi riteniamo che  il detenuto in questione “non doveva” stare in quel posto, poiché ci è stato riferito che sarebbe stato trasferito  da un altro carcere sempre per motivi  “precauzionali ”, per cui doveva essere controllato più attentamente da specialisti in altri ambienti più sicuri per tutti,  e non in una  normale sezione detentiva ove poteva facilmente venire in possesso di cose che possono fare male a se od agli altri(cosa che è avvenuta).
Diciamo ciò non per aiutare  dei valorosi colleghi che quella notte hanno evitato una tragedia senza perdere il controllo,  poiché hanno gestito molti detenuti  (130 + il detenuto psichiatrico )  che erano usciti fuori di testa, ma perché vogliamo evitare che situazioni  di grande stress  miscelate  con le responsabilità di chi dovrebbe permettere ai poliziotti di lavorare con un po’ più di serenità, e di chi dovrebbe garantire livelli di cura adeguate nella gestione dei detenuti psichiatrici, possano tradursi in eventi  deprecabili  che secondo noi,  non sono stati determinati dalla premeditazione dei lavoratori, ma   da tutta  una serie di situazioni molto più delicate e complicate.
Ciò al fine di evitare che possano accadere altri episodi del genere, non solo a Bari ma in qualsiasi altro carcere nazionale, a meno che non si parti dalla convinzione  che i poliziotti penitenziari siano degli orchi, che non vedono l’ora – conclude la nota –  di andare a lavorare nel carcere  per picchiare brutalmente i detenuti per loro soddisfazione personale”.
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