Il Tribunale di Bari ha respinto la richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) di acquisire quasi tutte le chat di Giacomo Olivieri, ex consigliere regionale attualmente detenuto per scambio elettorale politico-mafioso ed estorsione. Le conversazioni erano state proposte come prova nel processo scaturito dall’inchiesta Codice interno, che ha portato alla luce presunti legami tra mafia, politica e imprenditoria in città.
L’indagine della Dda e della squadra mobile aveva spinto il Ministero dell’Interno a nominare una commissione per verificare possibili infiltrazioni mafiose nell’amministrazione comunale, ipotesi poi esclusa lo scorso febbraio. Il processo conta 15 imputati, tra cui Maria Carmen Lorusso, moglie di Olivieri, e suo padre, l’oncologo Vito Lorusso, entrambi accusati di scambio elettorale politico-mafioso.
Lo scorso 8 gennaio, la Dda aveva chiesto di acquisire diverse chat recuperate dai cellulari di Olivieri e del suocero, ma molte di esse non erano incluse nel fascicolo delle indagini preliminari. Accogliendo parzialmente le eccezioni dei difensori Gaetano e Luca Castellaneta, il Tribunale ha ammesso solo le conversazioni già presenti negli atti investigativi, ovvero quelle tra Olivieri e Michele De Tullio (ex dipendente della municipalizzata Amtab, ritenuto vicino al clan Parisi) e quelle tra Olivieri e Whitney Falco, figlia del noto rapinatore Angelo Falco.
Nell’ordinanza, il presidente Marco Guida ha spiegato che “le ulteriori conversazioni chat richieste dalla procura non possono essere acquisite, essendo state prodotte solo in dibattimento”. Lo stesso principio è stato applicato alle chat contenute nell’iPhone 11 di Vito Lorusso, sequestrato in un’altra indagine per peculato e concussione. L’ex primario di Oncologia medica dell’istituto tumori Giovanni Paolo II di Bari ha patteggiato una pena di cinque anni, che sta attualmente scontando in carcere.