In queste ore sono state avviate le procedure di reclutamento del personale ATA nelle diverse province pugliesi. 4088 (oltre 1400 in provincia di Bari) sono gli aspiranti presenti nelle graduatorie delle 6 province pugliesi per i diversi profili, chiaramente soprattutto collaboratori scolastici con 3200 presenze e meno tutti gli altri, amministrativi (601), tecnici (248) e poco altro nei profili meno diffusi (cuochi, guardarobieri, infermieri, addetti aziende agrarie). “Sono gli ATA della nostra regione – si legge in una nota della Flc cgil Puglia – che attendono già da tempo l’assunzione a tempo indeterminato alle dipendenze del Ministero dell’Istruzione, lavoratori precari che hanno almeno 2 anni (più frequentemente 3 o 4) di precariato già alle spalle, requisito necessario per entrare nelle graduatorie provinciali e contendersi le supplenze più lunghe e poi, lentamente, troppo lentamente, il ruolo”.
“E questo accade perché sebbene i posti per assumere stabilmente questi lavoratori esistano, il Ministero dell’Istruzione si ostina ad assumere in ruolo esclusivamente sul turn over (tanti vanno in pensione, tanti ne assumo a tempo indeterminato). E, quindi, anche se la capienza per le immissioni in ruolo sarebbe almeno 3 volte tanto, il MIM stabilizza col contagocce. Il risultato è che i precari ATA, in molti casi dovranno rimanere precari per oltre 10 anni ancora nelle graduatorie, ad esempio, dei collaboratori scolastici delle province di Bari e Lecce. Qui, infatti, le assunzioni non scalfiscono nemmeno per il 10% le graduatorie degli aspiranti e, dunque, se il MIM non cambierà registro nei prossimi anni, per assorbire gli ultimi inseriti in graduatoria ci vorranno altri 10 anni, oltre a quelli già svolti per entrarci”.
Va meglio, ma non dappertutto, per gli altri profili. Per amministrativi e tecnici, infatti, la capacità di assorbimento delle assunzioni in Puglia copre in media il 23% e il 20% degli aspiranti in graduatoria, il che significa che a, seconda dei territori provinciali, potrebbero volerci altri 4 o 5 anni per aspirare alla stabilizzazione del rapporto di lavoro, a un contratto a tempo determinato, certo sempre sommati ai 2 o 3 necessari per l’accesso alle graduatorie.
“Il precariato di stato conviene al Ministero dell’Istruzione? Certo, se in pensione vanno lavoratori con retribuzioni più alte e assume lo stesso numero di lavoratori che entrano con retribuzioni più leggere, certo, conviene, anche se i risparmi sono davvero irrisori. Ma è dignitoso che, nonostante ci siano i posti per stabilizzare almeno 3 volte tanto i nostri precari e dare continuità e garanzie a lavoratori e scuole, si continui a programmare un precariato così lungo per lavoratori, peraltro, con retribuzioni molto basse, al limite della sussistenza? No, questo è vergognoso e bisognerebbe mettere mano a questo sistema di reclutamento il prima possibile.
Infine, sui Direttori dei Servizi Generali e Amministrativi, la figura professionale apicale per il personale ATA, anch’essi coinvolti da procedure asunzionali in questi giorni. 17 assunzioni programmate per l’anno scolastico 2025/26. Qui c’è una graduatoria di vincitori di concorso ordinario, per merito insomma, di 37 persone (in realtà con glim
idonei si va oltre i 100). Ne saranno assunti solo 8, mentre 9 saranno attinti dalla graduatoria di un concorso riservato. Il dimensionamento scolastico di questo governo ha tagliato oltre 60 scuole in Puglia negli ultimi 2 anni e questo riduce notevolamente il fabbisogno di DSGA, pur avendo aumentato complessità e quindi carichi di lavoro nelle scuole in scuole più grandi. Anche in questo caso, il rischio è di metterci almeno 5 anni proseguendo con questo trend ad assumere tutti i DSGA che ne hanno diritto che hanno già ricoperto questo ruolo nelle graduatorie del concorso riservato e i vincitori di un concorso ordinario estremamente selettivo.
La FLC CGIL pugliese anche in queste ore è al fianco del personale ATA coinvolto nelle procedure assunzionali per l’ordinaria assistenza e lo sarà ancora nelle prossime
settimane per tutelare precari e non, cercando di impedire al MIM di calpestare i diritti di questi lavoratori concepiti, evidentemente, come lavoratori di serie B”,, conclude la nota.