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“Più attenzione per i futuri medici”: la lettera appello degli studenti e specializzandi di Medicina di Bari

Pubblicato da: Samantha Dell'Edera | Lun, 11 Settembre 2017 - 14:00

Giovani specializzandi usati come passacarte o tappabuchi. In uno scenario in cui negli ospedali il personale risulta sempre più carente.

Ad un anno dall’appello lanciato al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, con il quale si chiedeva maggiore sensibilità nei confronti degli specializzandi in Medicina, nulla è cambiato. Ed allora  Lucilla Crudele (medico chirurgo, aspirante specializzanda), Davide Ferorelli (Medico in formazione specialistica) e Carlo De Matteis (laureando e rappresentante degli studenti di Medicina), hanno deciso di scrivere una lettera aperta e di inviarla ai rappresentanti delle istituzioni.

Ecco il testo:

Poco più di un anno fa, trovavamo spazio fra le “notizie” dell’Ordine dei Medici di Bari, con un intervento, in rappresentanza degli studenti di medicina e giovani medici pugliesi, al cospetto del Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. Chiedevamo maggiore sensibilità verso le nostre istanze, maggior riguardo verso i giovani professionisti in formazione specialistica, relegati al ruolo di passacarte e tappabuchi durante gli anni in cui avrebbero invece più da offrire al mondo della sanità, e in generale motivi per restare, rispetto a uno scenario internazionale che apre possibilità “di più e meglio” a noi giovani medici. Non nascondiamo si trattasse di un intervento polemico sì, ma con uno sguardo fiducioso rispetto a quanto si stava studiando per rendere l’immissione nel mondo del lavoro medico, se non più agevole, per lo meno più equo e meno umiliante.

A distanza di un anno invece, non solo le istanze dei giovani medici non hanno trovato risposta alcuna da parte delle amministrazioni locali (si pensi alla necessità di regolamentare l’intramoenia prevista dai contratti di formazione specialistica) e dal Governo Centrale (la laurea abilitante sembra ormai una promessa dimenticata), ma la situazione si può dire peggiorata.

L’elevato numero di “camici grigi” non è spiegabile se si considerano le lunghe liste d’attesa che i cittadini sono costretti a sostenere per prestazioni anche non specialistiche.

L’imbuto formativo post-laurea non è in alcun modo giustificabile alla luce dei dati sul turnover. Il mancato ampliamento delle reti formative non è in alcun modo coerente con la difficoltà di molti colleghi specializzandi di trovare spazio e rispondere agli obiettivi formativi nel ristretto ambito della sola sede della propria Scuola. E qui apriremmo il capitolo dolens dell’accreditamento delle Scuole, che ha generato ritardi e polemiche sul nuovo regolamento per l’accesso alla Specializzazione. Dovremmo interrogarci tutti su quali maestà siano state lese, dopo aver riconosciuto che i requisiti minimi non erano presenti in 135 scuole italiane (per chi conosce le nostre Scuole, o ha letto il Report VA.M.O.SSM, verrebbe da chiedersi se il numero non sia sottodimensionato), se il ministero della Salute che aveva partecipato all’individuazione dei requisiti richiesti, ha poi fatto ostruzionismo affinchè non fossero rispettate le conclusioni a cui era giunta l’indagine.

Abbiamo tutti accolto con riconoscenza, mista però a rassegnazione, la mozione che il Consiglio Nazionale FNOMCEO ha approvato il 14 luglio scorso. I fatti non ci hanno smentito.

I laureati dell’anno accademico 2015-2016, ormai tutti Medici abilitati, non hanno ancora una data per il concorso di specializzazione. Le modalità con cui questo si svolgerà, solo in parte svelate da un Regolamento appena pubblicato, restano incerte.

Da tale regolamento si evince un ibrido che non accontenta nessuno: test uguale per tutti con formulazione di una graduatoria unica, sulla base della quale ogni candidato dovrà esprimere comunque  “in doppio cieco” le proprie tre scuole di preferenza e le sedi, senza sapere cosa hanno scelto i colleghi più in alto in graduatoria. Di fatto, se sei arrivato 1000esimo su 15000 e non hai inserito nelle preferenze una scuola “salvagente”, hai meno chances di chi è arrivato dopo di te. Si dirà, la graduatoria scorre, una volta avuto il quadro dei posti lasciati vacanti, perché non opzionati da nessuno. Ebbene no, la graduatoria è cristallizzata… nessuno scorrimento, nessun recupero borse! Solo un modo di fare cassa, per l’anno successivo – assicurano- quando il numero di pretendenti sarà aumentato da chi è rimasto fuori quest’anno, o da chi, dopo un anno in una scuola che non voleva scegliere ma che è stato costretto a opzionare pur di prendere la borsa, ritenta. Dal ministero assicurano la presa di servizio entro il 2017, ma con un bando ancora lontano, chissà che i tempi lunghi non diventino un modo per fare cassa e proporre un’operazione di differimento della spesa, posponendo l’accantonamento all’esercizio di bilancio 2018.

Con buona pace dei cittadini che, a luglio prossimo, leggeranno sui giornali che le borse di specializzazione saranno aumentate rispetto a quest’anno! Grande vittoria dei futuri governi sulla pelle di chi resta fuori o, semplicemente, non si accontenta. Ci sono pur sempre le guardie…

Per quest’anno invece, il numero di borse bandite dal Ministero sarà inferiore rispetto all’anno scorso, delle borse regionali non si ha notizia alcuna e nessun tipo di risposta è pervenuta dall’Osservatorio Regionale sulla Formazione Specialistica in merito alla possibilità di utilizzare fondi europei per il loro finanziamento, come avviene ad esempio in Sicilia.

Il concorso di specializzazione sarà successivo a quello per la Medicina Generale, con il rischio di disperdere anche le borse MMG di chi rinuncia per la Specializzazione, se non saranno consentiti gli scorrimenti oltre la data prevista.

A livello nazionale le proposte non mancano, le critiche e le manifestazioni social e di piazza, mai come quest’anno numerose e variegate, hanno unito alle proteste altrettanto variegate richieste. Non è questo il punto. Siamo qui a sottolineare quanto sia l’atteggiamento di totale disinteresse, magari solo apparente ma di certo così percepito dalla nostra classe, ad essere frustrante ed umiliante dopo anni di studio, di sacrifici e con la consapevolezza, sperimentata direttamente o meno, che i nostri omologhi europei vengono riconosciuti come risorse, nei fatti, e non solo nei documenti programmatici.

Siamo qui a interrogarci se vogliamo far parte di una Sanità, che in futuro, sarà svuotata di professionisti. Se alle difficoltà quotidiane che questa MISSIONE ci impone, e di cui siamo pronti a farci carico, vorremo affiancare anche quelle che subiremo per scellerate scelte di chi ci governa. Con la consapevolezza, purtroppo, che anche chi fra i giovani medici condivide queste critiche, una volta ottenuta l’agognata borsa di specializzazione, dimenticherà queste rivendicazioni, ma non di certo queste umiliazioni e questa amarezza che spengono l’entusiasmo e affliggono l’autostima. Non ce lo meritiamo noi, e non lo meritano i nostri futuri pazienti!

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