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Bari, il Policlinico è in rosso: piano triennale di rientro. Rivolta dei medici: “Non vogliamo più pagare colpe della politica”

Pubblicato da: Vincenzo Damiani | Gio, 21 Febbraio 2019 - 17:00
Policlinico

ll Policlinico ha un buco da 43 milioni di euro e deve stringere la cinghia, ma i medici non ci stanno e attaccano il direttore generale, Giovanni Migliore, a capo dell’ospedale barese da meno di sei mesi. Il manager ha prospettato la necessità di un piano triennale di rientro, con sacrifici per i dipendenti, la risposta dei sindacati (AAROI, EMAC, ANAAO ASSOMED, FASSID, FIALS, FP CGIL MEDICI E DIRIGENZA SANITARIA,
FVM) non si è fatta attendere.

“Si vuole conoscere nei dettagli – attaccano – l’incidenza sul bilancio aziendale del polo Pediatrico che, a parole, ormai da circa due anni è in fase di autonomizzazione, ma, nei fatti, ad oggi grava completamente sul bilancio del Policlinico per svariati milioni. A tal proposito, giova ricordare che già nel 2005 il Policlinico con l’accorpamento del Giovanni XXIII dovette fronteggiare la copertura di circa 25 milioni di deficit portato in dote dal pediatrico; vale a dire abbiamo già dato. Se si vuole creare un hub pediatrico regionale occorrono risorse economiche, tecnologiche e umane aggiuntive”.

I sindacati poi chiedono anche di “conoscere l’attuale incidenza economica dei contratti di consulenza, di somministrazione lavoro da parte di cooperative e della manutenzione di
apparecchiature di ricerca non conferite in assistenza, ma a carico del bilancio aziendale, oppure prestazioni ad alta specialità non previste dal tariffario regionale che il Policlinico eroga, rimborsate con tariffe non remunerative neanche dei costi”.

Per quanto attiene all’efficientamento logistico, i sindacati “sono pienamente concordi sul principio ma, assistendo ormai da anni a balletti di reparti ed unità operative da una parte all’altra del policlinico che non hanno fatto altro che aumentare il disagio di chi lavora riducendone automaticamente le performance, pretendono un diretto coinvolgimento in tali decisioni, impattando le stesse in maniera sostanziale sull’attività e sulla qualità del lavoro.
A tal proposito, pensare di spostare tutta l’attività di tipo medico al padiglione Chini, attualmente ai limiti della decenza e privo di qualsivoglia rispondenza agli standard di sicurezza ed ai criteri di accreditamento ci trova totalmente in disaccordo in assenza di una massiccia e radicale opera di ristrutturazione che durerà anni e richiederà copiosi finanziamenti. Questo a tutela dei pazienti e di chi lavora in quei luoghi”.

Infine, “per quanto attiene il miglioramento delle performance individuali dei singoli medici vanno sottolineati e rimarcati alcuni concetti. Il Policlinico ha bloccato le carriere del personale medico per ben 17 anni durante i quali gli organici si sono progressivamente ridotti di circa il 50% ma i medici hanno continuato a lavorare e mantenere pressoché inalterati gli standard delle prestazioni erogate. Decine di colleghi ogni anno regalano, infatti, all’Azienda centinaia di ore lavorative in eccedenza effettuate durante l’anno in aggiunta al proprio orario contrattuale con interi reparti in grave sofferenza che si reggono solo grazie al loro senso del dovere. Lo splafonamento del fondo per il lavoro straordinario che rappresenta la causa principale del costo del personale costringe il personale stesso ad ulteriori carichi di lavoro al limite del rispetto della normativa sui riposi e sul rischio clinico.
Prima di parlare di valutazione e miglioramento delle performance individuali pretendiamo l’adeguamento degli organici agli standard previsti, ma non a parole. La pazienza e lo spirito di sacrificio del personale medico del Policlinico sono giunti al limite. Non siamo più disposti a pagare ed a sopperire alle mancanze della politica e di chi prende decisioni sopra alle nostre teste danneggiando non solo noi, ma anche e soprattutto i pazienti ed i cittadini pugliesi che necessitano di cure. È inutile – concludono – dichiarare che il Policlinico è la corrazzata della sanità pugliese e poi trattarlo come l’ultimo ospedale di provincia”.

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