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Puglia, è allarme incivili: “Strade e contrade utilizzate come discariche”. L’allarme dei cittadini – FOTO

Pubblicato da: Francesca Emilio | Dom, 13 Settembre 2020 - 08:00
incivilità

Strade e contrade utilizzate come vere e proprie discariche. A pochi mesi dalla fine del lockdown la situazione sembra notevolmente peggiorata. A raccontarlo sono i cittadini, supportati dall’occhio attento delle associazioni locali. Rifiuti speciali, elementi d’arredamento, ma anche immondizia quotidiana accumulata in casa, scarti, bottiglie di vetro, bustoni pieni e oramai anche  mascherine, guanti in lattice, contenitori di igienizzanti per le mani e di salviette utili per la sanificazione di oggetti, sono solo alcuni dei rifiuti abbandonati sul ciglio della strada o nel cuore delle campagne pugliesi. Dal nord al sud della Puglia le contrade sono vere e proprie discariche a cielo aperto.

incivilità

“Gli incivili non risparmiano nulla. Da Terlizzi a Bari, percorso che effettuo molto spesso cambiando strada proprio per constatare la situazione, le campagne risultano piene di immondizia di ogni tipo. Anche le strade non sono esenti, sembra che la gente si diverta a lanciare dai propri finestrini bustoni di immondizia, mi chiedo cosa ci perdano a differenziare o a buttarle negli appositi contenitori” – ha commentato Angela, impiegata barese.

A fare eco alle parole di Angela, è Roberto Tatoli, responsabile dell’associazione Vogliamo S.Spirito Pulita. “A pochi mesi dalla ripresa la situazione è assolutamente peggiorata. C’è migrazione vera e propria dei rifiuti a discapito di campagne e contrade.  Va specificato che all’interno dei paesi e delle città dove viene gestito il porta a porta, apparentemente, funziona tutto. I problemi non mancano neanche in questo caso però. Nei paesi di mare come S.Spirito ad esempio, nel periodo estivo in cui raddoppia il numero della popolazione, siccome in molti provenienti da paesi in cui non hanno ancora il porta a porta, non sono abituati a differenziare, producono immondizia promiscua e un po’ per pigrizia, un po’ per altro, formano dei bustoni che, non potendo lasciare nei cassonetti del porta a porta, abbandonano nei trespoli che l’Amiu ha posizionato sul lungomare per far fronte all’aumento di rifiuti da turismo. Abbiamo trovato buste, ma anche ferri da stiro” – ha commentato Roberto, che ha sottolineato l’aumentare, soprattutto nel periodo estivo, di bottiglie della birra, abbandonate sia sul lungomare, sia nelle contrade limitrofe tra Catino, San Pio, ma anche Palese e Bitonto.

Già poche settimane dopo la fine del lockdown che ha costretto la maggior parte dei cittadini a restare in casa, in molti avevano denunciato una situazione di degrado aumentata in maniera esponenziale, ad oggi, a detta di molti, le cose non sembrano migliorate. “Fa male sapere che in fondo, siamo abbandonati dalle istituzioni. In questa battaglia personalmente mi sento sola – ha commentato Simona, che sui social ha aperto un gruppo per sensibilizzare  il tema e motivare la gente ad agire, anche da sola –  Molte delle sollecitazioni inviate sono state letteralmente ignorate. Mi chiedo perché non posizionino delle telecamere per cogliere in flagrante gli incivili, almeno nei punti strategici. Questi atti di indifferenza nei confronti del pianeta e inciviltà sono sotto gli occhi di tutti e non dovrebbero restare impuniti. La percentuale di persone con coscienza che organizza clean-up o, in solitaria, sceglie di dedicare del tempo a questo è molto meno rispetto alla percentuale di rifiuti che aumentano di giorno in giorno, come se le strade e le campagne fossero veri e propri immondezzai. Trovo tutto questo assurdo”.

Insomma, in un quadro generale che guardava al futuro post lockdown con maggiore consapevolezza nei confronti dell’ambiente, la realtà dei fatti sembra narrare l’esatto opposto. “La situazione sta degenerando, bisogna intervenire. Non ho molto da aggiungere a parte una domanda: che esempio diamo ai bambini, in che mondo vogliamo farli vivere? La strada è casa nostra, così come lo sono le campagne, dovrebbero solo rendersene conto tutti. Servono provvedimenti più severi  – ha concluso Pina, volontaria.

 

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