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Bari, minacciò di morte Decaro sui social: chiede scusa, il sindaco ritira la denuncia

Pubblicato da: redazione | Mer, 21 Aprile 2021 - 16:00
Antonio Decaro

“Sono pentito di quello che ho fatto, mi pento di avere offeso il sindaco e tutta la comunità dei baresi”. E’ quanto dichiarato in aula, durante l’ultima udienza del processo, Giuseppe Alessandro Carvutto, il 29enne imputato dinanzi al Tribunale di Bari per minacce aggravate e diffamazione ai danni del Sindaco di Bari Antonio Decaro. Le minacce risalgono in particolare al maggio 2016, durante la festa di San Nicola. Il sindaco fu minacciato di morte da Carvutto su Facebook nell’ambito delle polemiche tra amministrazione comunale e venditori ambulanti abusivi che utilizzavano le “fornacelle” sul lungomare di Bari, polemiche in seguito alle quali, fu disposta anche la scorta per il primo cittadino.

Decaro, impossibilitato ad essere presente all’udienza, dopo aver saputo delle scuse formali, tramite il legale, l’avvocato Michele Laforgia sostituito in aula da Paola Avitabile, ha rimesso la querela per diffamazione (facendo così cadere l’accusa), revocando inoltre la costituzione di parte civile per le minacce. La stessa cosa ha fatto il Comune di Bari costituitosi parte civile al fianco del sindaco. Carvutto ha reso dichiarazioni spontanee. “All’epoca dei fatti ero un ragazzino, non pensavo a quello che scrivevo, oggi non lo farei, crescendo ho imparato tante cose – ha commentato in aula – volevo stringere la mano al sindaco in segno formale di scuse e chiedergli un gesto di benevolenza. Potrei essere suo figlio, lui potrebbe capire. Volevo guardarlo negli occhi e chiedergli scusa”.

L’imputato, difeso dall’avvocato Giuseppe Darmento, ha anche dichiarato  di aver inviato nei giorni scorsi dal carcere una lettera di scuse al sindaco e di aver fatto, inoltre, una donazione simbolica di 50 euro all’associazione di volontariato In.Con.Tra. di Bari. La Procura ha chiesto l’assoluzione previa derubricazione del reato di minacce da gravi a lievi. La sentenza sarà emessa dal giudice monocratico Giovanni Abbattista alle 15.30.

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