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Ferdinando Imposimato all’Università di Bari

Pubblicato da: redazione | Mer, 22 Marzo 2023 - 09:35
Imposimato

“Io ci sarò ancora…Aldo Moro. L’enigma del suo sacrificio”rnrn15 giugno 2016 ore 15- Aula Magna Aldo Cossu Palazzo AteneornrnA tre anni dall’uscita del  libro “I 55 giorni che hanno cambiato l’Italia” il giudice Ferdinando Imposimato torna a parlare dell’affare Moro, evento che ha segnato la storia del paese e che ancora a distanza di 38 anni manca  di una ricostruzione che renda il mosaico, nitido nei suoi contorni e, soprattutto esplicativo delle responsabilità che stanno alla base della barbara uccisione a freddo dello statista pugliese.rnrnIl Presidente Imposimato si dedica da anni allo studio e all’approfondimento dei fatti, dei documenti e delle testimonianze che hanno segnato questa pagina drammatica della storia recente della nostra Repubblica e nei suoi libri ha evidenziato come la statura intellettuale e morale di Aldo Moro emerga in tutta la sua straordinarietà a fronte dei tanti lati oscuri che la verità ufficiale ancora non ha del tutto chiarito.rnrnAll’incontro di mercoledì 15 giugno 2016, ore 15.00, presso l’Aula Magna Aldo Cossu del Palazzo Ateneo interverranno:rnrn- Antonio Uricchio, Rettore Università degli Studi di Bari Aldo Morornrn- Ferdinando Imposimato, presidente onorario aggiunto della Suprema Corte di Cassazionernrn- Nicola Grasso, Università del Salentornrn- Nicola Triggiani, Università degli Studi di Bari AldornrnModera l’incontro  Lino Patruno, editorialista Gazzetta del Mezzogiorno.rnrnFerdinando Imposimato è presidente onorario aggiunto della Suprema Corte di Cassazione. Nel 1959 si laurea in giurisprudenza all’Università degli Studi di Napoli, nel 1962 diventa vicecommissario della polizia di stato.rnrnL’anno successivo torna a Roma come funzionario del Ministero del Tesoro.rnrnNel 1964 diventa magistrato. Tra i casi di terrorismo si occupa del processo Aldo Moro, dell’attentato al Papa, dell’omicidio di Vittorio Bachelet e della strage di Piazza Nicosia. Imposimato si è occupato della lotta a cosa nostra e alla camorra che nel 1983 uccide suo fratello, Franco. Nel 1985, l’Onu lo sceglie come Il Simbolo della Giustizia.  Nel 1987  viene eletto al Senato come indipendente nelle liste del PCI, viene rieletto nel 1992 alla Camera dei Deputati e nel 1994 al Senato come indipendente nelle liste del Partito Democratico della Sinistra. In tutte e tre le legislature fa parte della Commissione Antimafia. Dopo il rientro nei ranghi della magistratura italiana è stato giudice della Suprema Corte di Cassazione.

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