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“Non si può morire così”, la rabbia e il dolore dei familiari delle vittime dopo il riconoscimento

Pubblicato da: Natale Cassano | Mer, 22 Marzo 2023 - 10:03

BARI – “Francesco era un ragazzo speciale, non si può morire così. I suoi compagni di squadra hanno saputo la notizia via internet e sono ancora scioccati”. Sergio Allegretti è arrivato al Policlinico per stare vicino ai genitori del 15enne Francesco Summo, la vittima più giovane del disastro ferroviario. Lui è il padre di uno dei giocatori delle giovanili della “Real Football” di Terlizzi, la squadra in cui militava il ragazzo.

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Dalle 9 di questa mattina, 13 luglio, al reparto di Medicina Legale del Policlinico di Bari sono iniziate le operazioni di riconoscimento dei 23 cadaveri trasportati qui dal luogo dell’incidente. I familiari delle vittime si stringono una all’altra e tra le lacrime ricordano i loro amici, genitori, figli o nipoti scomparsi in questa tragedia. A ricordare Francesco Summo ci sono anche gli altri compagni e il presidente della squadra di calcetto. Su quel treno lui non ci doveva neanche essere, lo ha preso contro il volere del padre nonostante non stesse bene malato. Voleva a tutti i costi raggiungere la sua scuola per sostenere gli esami di riparazione.

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“Vi prego non lasciateci soli, mio padre deve essere ricordato. Era venuto qui per festeggiare il compleanno del figlio di due anni e ha perso la vita. Oggi sarebbe stato anche il suo onomastico. Auguri papà”. Doveva essere un’occasione felice il ritorno in Puglia di Enrico Castellano, dirigente bancario 72enne che viveva a Torino, ora invece si è trasformato in un dolore immenso, ricorda la figlia della vittima. Accanto a lei anche il fratello, Franco Castellano, giornalista sportivo de La Gazzetta del Mezzogiorno. “Era una persona folle in senso positivo – ricorda la figlia della vittima – ma nella sua follia era gioioso”.

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Castellano non era l’unico a vivere fuori dalla Puglia e che, per una tragica coincidenza, si trovava su quel treno partito da Corato ieri mattina. C’era anche il 61enne Michele Corsini, commerciante che viveva in un paesino nel bergamasco. Stava arrivando da Palese a Barletta, dove gestiva un bar vicino alla Cattedrale. “Michele tornava spesso in Puglia e prendeva spesso anche quel treno. Non è possibile che nel 2016 andiamo sulla luna e non si riesca a realizzare un binario doppio”,  si sfoga la sorella della vittima.

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Per tutta la mattinata i riconoscimenti sono proseguiti e i parenti delle vittime hanno avuto il supporto di psicologi del Policlinico e della Croce Rossa, che ha anche allestito una tenda sul posto per poter dar loro  supporto con viveri e bevande.

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“È pazzesco perdere così la vita a 25 anni. Jolanda sedeva nella prima carrozza e spesso si metteva le cuffiette. Probabilmente non si è nemmeno accorta di quello che succedeva”. A parlare sono quattro amiche di Jolanda Inchingolo, la 25enne che la mattina della tragedia stava raggiungendo il futuro sposo a Bari. “Avevamo visto che si era collegata a Whatsapp poco dopo la tragedia e avevamo sperato fosse ancora viva. Invece niente, probabilmente qualcuno aveva recuperato il cellulare e lo aveva acceso”, raccontano tra di loro le quattro amiche.

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L’incidente ha spezzato la vita anche di Patti Carmineo, estetista 30enne di Bari. Ad aspettarla a casa c’era la figlia di 2 anni e mezzo, che ora non rivedrà più. “Siamo molto preoccupati per la piccola, che ora è rimasta senza una madre”, dicono affrante le due zie della ragazza, che stamattina si sono presentate al reparto di Medicina legale insieme ad una cugina della vittima.

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Davanti all’ingresso del reparto il dolore non si ferma e a loro non rimane che ricordare i conoscenti scomparsi e chiedersi come sia potuta accadere una tragedia di tali dimensioni. Qualcuno prova a mantenere viva qualche flebile speranza. “Sono qui per vedere se c’è mia nipote – racconta una signora anziana ad una volontaria della onlus “Tempo Libero”, che sta distribuendo bottiglie d’acqua – ho chiesto in tutti gli ospedali se fosse ricoverata, ma per il momento non l’ho trovata”.

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