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“Neonata morì al Di Venere di Bari per un litigio fra i medici”: l’inchiesta si allarga, altri 3 indagati

Pubblicato da: redazione | Mer, 22 Marzo 2023 - 19:46
Uffici Giudiziari - Tribunale di Bari - Borderline24 il giornale
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Altri 3 medici dell’ospedale Di Venere sono indagati dalla Procura di Bari per essere stati protagonisti del litigio sull’utilizzo della sala operatoria che avrebbe provocato il ritardo di almeno un’ora di un parto cesareo e la conseguente morte di una neonata.

Nei mesi scorsi il pm Gaetano De Bari, che ha coordinato gli accertamenti dei carabinieri del Nas, ha fatto notificare l’avviso di conclusione delle indagini preliminari a otto persone, tutti medici e infermieri dell’equipe del reparto di ostetricia e ginecologia che avevano avuto in cura la madre nei giorni precedenti il parto. Nei loro confronti la Procura ipotizza il reato di omicidio colposo per aver ritardato l’intervento cesareo. Soltanto dopo la chiusura delle indagini, però, è giunta sulla scrivania del pm l’informativa dei militari dalla quale sarebbe emersa la vera ragione di quel ritardo fatale: un litigio fra altri tre medici (diversi dagli 8 indagati) per l’utilizzo della sala operatoria.

La neonata morì nell’aprile del 2016, quel giorno le sale del reparto di ostetricia del Di Venere erano tutte occupate e quando i medici si sono accorti della sofferenza fetale e hanno disposto un cesareo d’urgenza, hanno deciso di rivolgersi al vicino reparto di chirurgia generale. Lì il primario, un chirurgo che aveva predisposto la sala per un intervento di appendicectomia e l’anestesista che avrebbe dovuto effettuare il cesareo, hanno avuto un diverbio sull’utilizzo della stessa sala, di fatto ritardando l’intervento di circa un’ora e mezza. Nell’attesa la donna, pronta per il parto, sarebbe rimasta senza monitoraggio e quando la bambina è stata finalmente fatta nascere era in grave sofferenza. I medici hanno tentato di rianimarla per 45 minuti ma per la piccola non c’è stato nulla da fare.

Da allora la famiglia, assistita dall’avvocato Felice Petruzzella, ha iniziato una battaglia legale per avere giustizia. I genitori hanno inviato una lettera al ministero della Salute, al presidente della Regione Puglia e a tutte le autorità sanitarie locali chiedendo il risarcimento dei danno subiti.

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